Estrazione Denti
- Ciobanu Galina
- 14 nov 2024
- Tempo di lettura: 5 min
È importante ricordare che anche le regolari visite di controllo presso lo studio odontoiatrico sono necessarie per monitorare l’evoluzione della posizione dei denti, soprattutto nei pazienti più giovani e gli adolescenti finché la crescita non è completata. Ogni appuntamento con lo specialista, inoltre, rappresenta una preziosa occasione per verificare lo stato di conservazione della contenzione fissa con filo metallico.
Estrazione Dente
Estrarre un dente devitalizzato può apparire come una contraddizione, in quanto solitamente si tende ad eseguire il secondo intervento proprio per evitare di rimuovere il dente.
Esistono alcuni casi particolari in cui la sua permanenza all’interno della bocca è considerata nociva se non addirittura pericolosa per la salute del cavo orale, pertanto è necessario andare alla radice del problema ed eliminarlo del tutto.
Solitamente un professionista come quelli di Cittadella Dentale tenta prima un approccio di tipo conservativo, ricorrendo all’ estrazione solo nel caso in cui la scelta non si fosse rivelata proficua.
Vediamo in quali casi il dente può essere salvato, grazie alla medicina moderna che ha fatto notevoli passi in avanti e consente oggi di optare per vari approcci al fine di ottenere un buon risultato.
Analizziamo poi quando è il caso di estrarlo ed eventualmente inserire una protesi, poiché l’estensione si è fatta troppo profonda e l’unica via per la guarigione del paziente è questa.
In cosa consiste la devitalizzazione
Per devitalizzazione si intende quella procedura che permette il salvataggio di un dente, passando per la sua riparazione o per un sistema di otturazioni.
Si parte dal dente cariato, che presenta quindi un buco più o meno grande, solitamente nella zona centrale ma anche lateralmente. Questo deve essere appunto sanato prima ricorrendo a una semplice otturazione, che dovrebbe bloccare il deperimento ma che necessita di essere controllata nel tempo, in modo da evitare un peggioramento.
Qualsiasi sia il danno alla polpa, si tenta questo approccio conservativo prima di estrarre un dente, andando anche a ricostruirne una parte nel caso in cui si fosse scheggiato per qualsiasi motivo.
Lo scopo è ripristinare la sua salute iniziale o bloccare un disfacimento che porta inevitabilmente alla sua perdita.
Un dente devitalizzato necessita anche di venire incapsulato, così da proteggerlo dagli

attacchi esterni, dagli urti, dagli sfregamenti e dalla presenza del cibo, così che possa durare negli anni e avere un aspetto simile al resto della dentatura. La devitalizzazione arriva fino alla radice del dente e ai nervi, in modo da eliminare l’infezione e, se necessario, ricorrere a una cura canalare.
Quando la devitalizzazione è sufficiente
Talvolta il cliente si accorge di avere un’infezione solo quando il dolore si fa molto pressante e i sintomi dell’anomalia diventano evidenti. Pertanto, la discriminante tra devitalizzazione ed estrazione è certamente l’estensione dell’infezione e quali aree ha colpito.
Il salvataggio del dente è ancora possibile in caso di ascesso, a patto che questo non abbia coinvolto una zona troppo ampia e quindi ci sia una compromissione della polpa e del rivestimento.
Solitamente, per tutte le carie si opta prima per questo approccio conservativo, poiché l’odontoiatria ha fatto notevoli passi in avanti e si sono sviluppate tecniche sempre più efficaci anche quando l’infezione è profonda.
Tutti i denti da incapsulare sono solitamente lasciati all’interno della bocca e solo ricoperti, poiché non nocivi per il resto dell’arcata e quindi giudicati idonei alla permanenza.
Usare una protesi è infatti scomodo e piuttosto costoso pertanto, dove possibile, si tende a usare anche un moncone a patto che sia già presente.
Tutti i denti scheggiati, anche piuttosto gravemente, sono solitamente ricostruiti ricorrendo a materiali di ottimo livello e dalla prolungata durata nel tempo, che riproducono l’aspetto e il colore dell’arcata dentale circostante, per realizzare un effetto naturale ed evitare che il dente si rompa ulteriormente, frantumandosi pezzo per pezzo.
Infine, la devitalizzazione è la prima scelta anche per la pulpite, sempre però non portandola alla sua forma più grave.
Quando l’estrazione è necessaria
Esistono alcuni casi in cui la devitalizzazione è del tutto sconsigliata o si può solo tentare, ma l’estrazione rimane l’approccio più funzionale e probabile. Si tratta del caso di un affollamento dentale importante, cioè la presenza di denti distribuiti tutti in una zona, che si accavallano e non possono essere trattati con apparecchi tradizionali.
In alcuni casi, l’unica via è quella di estrarli, così che si crei lo spazio per farli crescere in modo regolare. Per eseguire una rimozione di questo genere è necessario ricorrere a un’ortopanoramica, che mostri la situazione dentro la gengiva e consenta di elaborare un piano d’azione meno invasivo possibile.
Esistono poi carie e pulpiti alle quali si è giunti troppo tardi e che non risponderebbero correttamente a una terapia tradizionale e conservativa. In questo caso è necessario eliminare il problema alla radice per non compromettere anche i denti vicini.
Alcune persone sviluppano poi delle cisti granulari di dimensioni importanti, che non si riescono ad estrarre entrando lateralmente e pertanto richiedono la rimozione di uno o più denti sulla parte superiore, da sostituire eventualmente con una protesi. Anche in questo caso, saranno gli esami strumentali a determinare l’approccio migliore per conservare un numero maggiore di denti.
Soprattutto i bambini e gli adolescenti tendono a sviluppare dei denti inclusi, cioè che non riescono a uscire correttamente e pertanto si bloccano in posizioni dannose per gli altri e per il sorriso: questi necessitano quindi di essere tolti per ordinare la bocca, magari ricorrendo a un apparecchio che possa raddrizzare al meglio la situazione.
Una malattia piuttosto invasiva che riguarda il cavo orale è la piorrea, che porta al consumo della gengiva e quindi alla caduta dei denti. In parallelo alle cure del caso, potrebbe essere necessario rimuoverne alcuni perché traballanti e ormai compromessi, sia per quanto concerne la radice sia lo smalto esterno.
Infine, coloro che si sottopongono ad alcuni tipi di radioterapia e chemioterapia, potrebbero essere soggetti a un simile trattamento, per necessità mediche di vario genere.
Estrazione del dente del giudizio
L’unica tipologia di dente che non viene devitalizzato ma immediatamente estratto è quello del giudizio, poiché quando si infetta è rimosso senza indugi.
Si tratta infatti di un dente ulteriore che non ha alcuna utilità, tanto che ad alcune persone spunta mentre ad altre rimane all’interno della gengiva, talvolta trasformandosi in un dente incluso.
L’intervento prevede la sua totale rimozione, ricorrendo a un’ortopanoramica per comprendere la posizione rispetto all’arcata dentale e quella dei nervi sottostanti.
Eseguire la corretta prevenzione per evitare l’estrazione
Al fine di evitare l’estrazione di un dente devitalizzato, come strategia ultima di intervento, il paziente ha la possibilità di eseguire una corretta manutenzione.
Questa prevede, oltre al lavaggio dei denti tre volte al giorno per almeno due minuti e il passaggio del filo interdentale negli spazi, anche visite periodiche dal dentista, sia per un semplice controllo sia per manifestazioni dolorose che dovessero palesarsi improvvisamente.
Il consiglio è di ricorrere a un esperto non appena si avverte gonfiore e dolore, perché con ogni probabilità è in corso un’infezione che, se trascurata, potrebbe rendere vana l’otturazione o la devitalizzazione, richiedendo una vera e propria estrazione.
Sottoponiti a tutti gli esami strumentali e dai modo al professionista di scegliere l’approccio meno invasivo e più adatto alle tue esigenze.
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